sabato 4 febbraio 2017

Recensione: Venerdì 17 di Dominique Valton


Désirée e Andrea sono una giovane coppia felice, hanno tutto: una figlia adorata, l’agiatezza economica che deriva da famiglie benestanti e dalla professione di ginecologo di lui, amici fedeli con i quali condividere interessi e momenti spensierati, magari nei fine settimana nel loro casale di campagna, vicino a Firenze, dove abitano.
Ma la mattina di un venerdì 17 qualcosa incrina quest’idillio: un vaso di crisantemi accompagnato da un misterioso biglietto scatena una serie di azioni che sfociano in una tragedia, un brutale omicidio apparentemente senza movente e spiegazioni.
Il romanzo è diviso in tre parti, la prima, narrata in terza persona, racconta i fatti di quel fatale giorno, dalla consegna del macabro invito, al pomeriggio speso nella frenesia per i preparativi della festa per il compleanno di Giorgio, il padre di Désirée, alla notte, quando gli eventi si tingono decisamente di rosso sangue.
La seconda è affidata al punto di vista dell’ispettore Neri, incaricato di indagare sul delitto. L’esperto poliziotto, ormai prossimo alla pensione, fra rilevamenti e dichiarazioni dei vari testimoni, scopre pian piano una realtà ben diversa da quella, serena, di facciata, fatta di tradimenti e torbidi intrighi, dubitando di riuscire a venire a capo del caso, che diventa sempre più indecifrabile ad ogni nuovo elemento che si aggiunge alle sue indagini.
La terza e conclusiva parte riporta la voce e i pensieri di Lucilla Vannucci, appena nominata vicequestore e trasferita nella sua Firenze, dove si trova a dover affrontare un caso che la coinvolge emotivamente, a causa della vecchia amicizia che la lega ad alcune delle persone sospettate.
Dominique Valton è molto abile a costruire una storia che gioca con noi lettori, portandoci a parteggiare per un personaggio e a dubitare di quell’altro, per poi ribaltare più volte le prospettive e i punti di vista, facendoci venire il dubbio di aver trascurato qualche particolare che avrebbe dovuto farci capire come sono andate effettivamente le cose. I personaggi sono ben costruiti, vivi, reali, la scrittura è di qualità, senza fronzoli e barocchismi, fluida e scorrevole.
Un ottimo giallo che, come nella migliore tradizione, svela il colpevole solo un attimo prima della parola fine.


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