mercoledì 27 aprile 2016

Recensione: Nazioni immaginarie di Ariano Geta


C’è un filone della narrativa, un po’ trasversale ai generi, che si chiama ucronico, è composto da quei romanzi o racconti che narrano le vicende di popoli e avvenimenti collocandole in dimensioni alternative alla nostra, in cui la storia ha deviato da quella ufficiale, creando realtà e situazioni diverse da quelle che tutti conosciamo. Il libro di Ariano Geta  rientra in questa categoria. È composto da due lunghi racconti: L’eroe di un solo mondo e Mafialand.
Nel primo si narrano le gesta di Giuseppe Garibaldi che, disilluso sulle sorti del paese per l’unità del quale si è tanto battuto, grazie all’intervento dell’autore, vero "Deus ex machina" della narrazione, decide di non fare ritorno in Italia e rimane a combattere in Sudamerica, riuscendo nell’impresa di costituire un piccolo stato rosicchiando territori al Brasile e all’Uruguay, mentre il Bel Paese rimane diviso in quattro stati, quasi come all’alba del risorgimento. La repubblica di Santa Libertà, questo il nome dello staterello autonomo, è fondata su principi di uguaglianza e, appunto, libertà, popolata da esuli italiani che nel corso dei decenni si sono uniti ai volontari garibaldini che l’hanno fondata. In questa prospera utopia si insinua il dubbio del malcontento, condiviso da una minoranza guidata dal politico Manuel Dell’Anno, autore, fra l’altro, di un libro in cui la storia italiana si è svolta come di consueto, vero romanzo ucronico nell’ucronia, in maniera del tutto simile a quanto narrato ne La svastica sul sole di Philiph K. Dick. Il racconto è composto da salti temporali fra il presente di Santa Libertà e gli avvenimenti di metà XIX secolo, inframmezzati da pagine in cui l’autore si rivolge direttamente al lettore, con un linguaggio molto diretto e colorito. L’esito delle macchinazioni di Dell’Anno e di altri misteriosi personaggi sarà del tutto imprevedibile. Mi è piaciuto lo stile dell’autore, il rigore storico e le considerazioni socio-politiche, anche se trovo fin troppo machiavellica la sua concezione di democrazia.
Il secondo racconto si svolge nella ipotetica repubblica caraibica di Lampara, fondata da boss della mafia italo-americana, finanziata dai proventi del turismo e del gioco d’azzardo. Mafialand mi ha dato l’impressione di un “episodio pilota”, per usare il gergo delle serie tv, carico di umorismo nero, con un plot pulp e dinamiche alla Tarantino. I protagonisti, poliziotti che assomigliano più ai “picciotti” dei Soprano che a tutori dell’ordine, si trovano fra le mani una situazione che potrebbe portare a gravi incidenti diplomatici, ma la risolvono ricorrendo alle maniere spicce. Per rimanere nell’analogia televisiva, non mi dispiacerebbe affatto “vedere” altri episodi di questa serie.
In appendice al libro si trovano delle brevi note storico-politiche che aiutano a inquadrare meglio i due racconti.
Questo ebook mi ha lasciato una buona impressione, grazie anche alla scrittura chiara e scorrevole e al sarcasmo che pervade tutte le pagine, io poi sono un appassionato del genere e ne consiglio decisamente la lettura.
Ho provato a dilettarmi con l’anagramma dello pseudonimo dell’autore, Ariano Geta, ma non sono andato oltre un improbabile (Ve)Geta(A)riano, quindi ho lasciato perdere; alla fine, come dichiara lui stesso, ho scoperto che le sue iniziali sono S.D.P.V. Di più non so dirvi.


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